Questo saggio sviluppa un’analisi di uno dei libri più sconvolgenti dell’Antico Testamento, il Libro di Giobbe. L’autore presenta Giobbe come una sorta di “Prometeo ebraico”, che sfida Dio sulla questione morale, e sull’enigma del perché troppo spesso il male venga premiato e il bene punito. Una prima versione molto più breve fu pubblicata nel 1967 come articolo nella rivista Antaios diretta da Mircea Eliade ed Ernst Jünger. Questa versione molto più ricca e completa non è mai stata pubblicata. Da una lettera inviata all’autore nel 1970 dal noto studioso cattolico Arturo Carlo Jemolo: «Grazie di queste belle pagine su Giobbe, che costituisce la pagina più moderna e sconcertante della Bibbia. Giacché, a ben guardare, c’è il contrasto tra l’idea di una giustizia obiettiva, che la mente umana può ben cogliere e quella di una volontà imperscrutabile di Dio che è essa medesima giustizia, non essendocene altra, né superiore né estranea a questa. È possibile che in un periodo non remotissimo ci sia stata una corrente, che potremmo ben dire eretica che postulava che tutta la giustizia debba realizzarsi su questa terra, non essendoci un “al di là” dove si saldino i conti».