Cinque amici, un vecchio, un pallone. Sono questi gli elementi che contrappuntano l'estate di Diego, un ragazzo di tredici anni che vive per il calcio. Forse non diventerà mai un campione - ci mette tanto impegno, quello sì, ma tecnicamente è un po' scarso - eppure il pallone e la Roma sono la sua vita. Durante la vacanza trascorsa nel piccolo paese abruzzese di Villalago, riempie le sue giornate disputando interminabili partite a calcetto insieme a Stefano, il bello del gruppo, juventino, ai gemelli Tempesta e Uragano, uno dell'Inter e l'altro del Milan, e alla bellissima Nadia, sfegatata tifosa del Napoli. Nel tentativo di recuperare il pallone finito dentro un capannone per un tiro maldestro di Diego, i cinque amici faranno conoscenza del Vecchio, un personaggio misterioso, all'apparenza burbero e solitario che si rivelerà, invece, un affabulatore inesauribile di storie sul calcio degli anni Settanta e Ottanta. Raccontando le gesta di fuoriclasse assoluti e l'estro di goleador infallibili, condurrà i ragazzi alla scoperta avventurosa di un mondo che non hanno mai conosciuto. Ma chi è il Vecchio? Un bugiardo? Una vecchia gloria del passato? Nessuno lo sa. Gli stessi genitori dei ragazzi, incuriositi da quello strano personaggio, si domandano come possa essere stato testimone diretto di così tante vicende. L'unica certezza è che lui sa tutto, lui c'era comunque e sempre: negli spogliatoi prima di un match decisivo, insieme ai giocatori nei luoghi di ritiro più segreti, a bordo campo di un mondiale o a casa di qualche attaccante famoso. Con un felice stratagemma che mescola fiction e saggistica, Gli angeli non vanno mai in fuorigioco ricostruisce leggende e aneddoti che riguardano squadre celebri diventate il simbolo stesso del calcio: dalla Lazio del '74 di Chinaglia e Maestrelli alla Roma di Liedholm e Falcão, dal Milan di Sacchi e Van Basten alla Juve del Trap e di Platini, dall'Italia di Bearzot e del mondiale spagnolo dell'82 all'Inter dei record. Grazie ai racconti del Vecchio, i cinque ragazzi avranno modo di conoscere qualcosa in più di un'epoca che non hanno vissuto e di capire che, a volte, la distanza che li separa dagli adulti e dai "grandi" non è poi così netta come potrebbe sembrare. Al termine di quell'estate impareranno che cosa significa essere una squadra, si sentiranno sempre più uniti dalla loro amicizia, diventeranno persone migliori. Perché i sentimenti contano, perché le belle storie di calcio si devono tramandare. Di padre in figlio.