Nel 1865, dopo che Napoli è diventata italiana, un maggiore dell'esercito borbonico, fedele al suo Re, rifiuta di entrare a far parte dell'esercito italiano. La miseria che ne conseguirà lo costringerà a svolgere il misero mestiere dello scrivano. Sotto i portici di una piazza poggerà il suo banchetto accanto a un lucidatore di stivali, nonché portatore di missive, e a una bottega del lotto. Davanti a loro passerà tanto popolo napoletano: dallo spasimante elegante al contadino, dalla donna di strada alla servetta, dal clericale al fruttarolo, dall'avaro al pezzente, allo spione.