Quando un film bollato come pornografico incassa in pochi anni una cifra pari a 4000 volte il suo costo, viene da chiedersi quale sia il segreto del suo successo. D’altra parte pare che persino la Casa Bianca – all’epoca presieduta da Richard Nixon – ne abbia richiesto una copia in visione; e per un incredibile scherzo del destino, due anni dopo il presidente degli Stati Uniti veniva costretto alle dimissioni proprio grazie alle scottanti rivelazioni di un personaggio di alto profilo che si celava sotto lo pseudonimo di «Gola profonda».Con intelligenza e ironia, Piero Calò e Giuseppe G. Ciponte distillano dalle immagini di questo vero e proprio cult movie un caleidoscopio di significati simbolici del tutto incompresi, e quindi ignorati, dalla critica ufficiale, spesso stizzosa e infarcita di pregiudizi moralistici: valgono per tutti il volto e il corpo della protagonista Linda Lovelace, leggibili come trasparente metafora della riscoperta di una sessualità inibita e repressa perché inconsapevole.Per chi, a suo tempo, ha visto il film di Damiano, non mancheranno gli stimoli per riconsiderarlo sotto una diversa angolatura, e forse rivalutarlo. Per chi invece se lo è lasciato scappare, forse questa è l’occasione buona per scoprirlo e comprendere ancora di più quanto siano stati irripetibili per il cinema americano i mitici anni ’70.