Un bilancio sul ruolo della televisione
alla soglia dei suoi sessant’anni.
Da quando è nata, la tv è al centro di un dibattito che non si è mai sopito. Anzi, negli ultimi decenni si è arroventato per la “discesa in campo” del principale proprietario di tv private del Paese. Ma la “questione televisiva” ha rappresentato, più in generale, una delle questioni irrisolte e più scottanti che abbia attraversato la storia dell’Italia repubblicana. Trascorsa l’età in cui è stata la politica, soprattutto governativa, a controllare e a occupare la tv, molti sono gli indizi che fanno oggi pensare che si sia giunti alla fase in cui è piuttosto la televisione a dettare le regole alla politica. Come si è arrivati a tutto ciò? Questo saggio cerca di rispondere a questa e ad altre spinose domande, ricostruendo, in un Paese dalla memoria cortissima, i vari passaggi in una prospettiva storica, identificando le costanti e le discontinuità, ricomponendo i fatti accaduti, riportando alla luce episodi dimenticati, mettendo a fuoco i momenti più importanti (nonché le occasioni mancate della politica) in questa ennesima “storia italiana”.
Giandomenico Crapis (Lamezia Terme, 1955) si occupa di storia della televisione e della cultura di massa. Ha pubblicato il volume La parola imprevista. Intellettuali, industria culturale e società all’avvento della televisione in Italia (1999); Il frigorifero del cervello. Il Pci e la tv da “Lascia o raddoppia?” alla battaglia contro gli spot (2002); Televisione e politica negli anni ’90. Cronaca e storia (2006); Michele Santoro. Comunque la pensiate (2009). Ha scritto per «il manifesto», «l’Unità» e «il Fatto Quotidiano».