"Settembre e ottobre sono i due mesi peggiori dell’anno russo. Sotto un cielo grigio e basso la pioggia non smetteva di cadere, inzuppando tutto. Si camminava su un fango spesso, sdrucciolevole, attaccaticcio, la nebbia gelida invadeva le strade. Nelle case gli uomini montavano la guardia a turno armati di fucile. Karsavina danzava un nuovo balletto al Teatro Meriinskij."
Con queste parole di John Reed nel 1945 il sesto numero del "Politecnico" presentava la leggendaria Rivoluzione d’Ottobre, per oltre vent’anni taciuta. Un giornalista americano non particolarmente noto, Reed, a cui la sorte aveva concesso di trovarsi a Pietrogrado, di assistere in prima persona i momenti decisivi della Rivoluzione d’Ottobre e di conoscere i protagonisti, raccontava come le forze del progresso avevano vinto in Russia. Un resoconto dettagliato delle giornate in cui i bolscevichi, alla testa degli operai e dei soldati, si impadronirono del potere dello Stato e lo consegnarono ai Soviet.
Un brano di storia intensa, una delle più importanti "avventure" in cui l’umanità si sia mai imbarcata, che racconta l’entusiasmo per quella che doveva essere l’inizio della palingenesi del genere umano.