“L’intera conversazione durò cinque minuti. Alla fine Bill e io ci guardammo negli occhi. Una cosa era parlare di sviluppare un linguaggio per un microprocessore, un’altra farlo sul serio... Se fossimo stati più vecchi o più famosi, forse saremmo stati scoraggiati dall’impresa che ci attendeva. Invece eravamo abbastanza giovani e inesperti da credere di potercela fare.”
Nasce così uno dei più importanti sodalizi nel campo dell’informatica, quello tra Bill Gates e Paul Allen, i due amici del liceo che insieme inventarono il nuovo linguaggio per pc alla base della rivoluzione informatica. Fondatore di Microsoft assieme a Gates, Allen è il più schivo tra i due e in seguito alla sua uscita dall’azienda, dopo aver scoperto di essere affetto dal linfoma di Hodgkin, non aveva mai raccontato, fino a oggi, la storia dal suo punto di vista, né aveva mai svelato i dettagli della loro complessa relazione.
Lo fa ora in questa lunga autobiografia, dalle origini ai nostri giorni, nella quale molte pagine sono dedicate alla nascita del colosso informatico e all’ex socio, descritto come un intelligentissimo stratega opportunista, in grado di portare al successo commerciale le idee scaturite dalle visioni di Allen.
Ma la storia di Allen non finisce con la sua uscita da Microsoft. Successivamente, ristabilitosi dalla malattia, ha continuato a essere “l’uomo delle idee”, investendo la sua fortuna in una molteplicità di avventure, dal primo viaggio nello spazio finanziato con capitali privati (SpaceShipOne) a una straordinaria scoperta nelle neuroscienze (l’ Allen Brain Atlas), allo sport professionistico, al rock’n’roll. Il tutto partendo dalla stessa semplice domanda, che si pongono tutti i veri innovatori: “Che cosa accadrebbe se…?”.