Questo libro nasce dalla estrema ritrosia di Alberto Moravia nel parlare del suo passato. Non ho mai conosciuto un uomo più proteso verso il futuro di Alberto: spalancava gli occhi per guardare meglio, per scorgere ai limiti dell’orizzonte la novità che avanzava. Il suo rifiuto del passato era anche un modo di conservarsi mentalmente giovane, senza legami con date fisse che lo trattenessero agli inizi del secolo. Sfuggiva alla nostalgia come alla peste, perciò preferiva rivolgersi al futuro, eleggendolo come il luogo prescelto delle grandi emozioni e dei più azzardati processi creativi. Ora sono contenta di avergli strappato queste memorie che altrimenti sarebbero andate perdute.Dacia Maraini