Un calendario che si rispetti dedica ognuno dei suoi 365 giorni a un cosiddetto santo o a un memorabile momento della liturgia. Poteva sfuggire alla regola un calendario dedicato all'empireo del cinema, all'Olimpo dei suoi divi e delle sue divine, agli eventi della sua ormai lunga storia? Non poteva, ma badando ben a occuparsi di persone, film, momenti fuori della norma, ripescati dalla memoria di un vecchio critico, con il dovuto riguardo per quanti se lo meritano e senza alcun riguardo per altri, a cominciare dagli intoccabili Totò o Alberto Sordi. Recita il motto: scherza coi fanti, e lascia stare i santi. Non è il caso di questo excursus quotidiano, ove celebrati miti vengono ricondotti alle loro miserie e quasi oscuri nomi, titoli e fatti trovano viceversa la loro celebrazione. Ma il calendario è anche un modo per rievocare incontri personali, amici scomparsi, visioni effimere, quanto altrimenti svanirebbe. Come accade a ciascuno di noi ogni qualvolta senta che sia arrivato il tempo di un bilancio, e i
foglietti del proprio calendario uno per uno risultino staccati.