Un giallo in piena regola, forse il primo della letteratura italiana, che prende spunto da un fatto di cronaca nera: il barone di Santafusca, travolto dai debiti, uccide don Cirillo, rapace prete usuraio. Se l’omicidio costituisce poco più che l’antefatto, la storia vera e propria è intessuta sulle conseguenze che tormentano l’assassino e che lo trascineranno al tragico epilogo. Una forte carica di suspense, ma anche un inquietante scavo tra le ossessioni del protagonista (inevitabile il richiamo a Delitto e castigo di Dostoevskij), perseguitato – originalissimo tratto, questo, di un humour quasi grottesco – da quell’oggetto elevato a simbolo delle paure e dei rimorsi: un onnipresente cappello da prete.