Quella del
Contino è storia sofferta, autobiogafia che
basta alla narrazione, che tracima in frammenti d'esistenza cruda, testimonianza.
Claudio muove i primi passi nella bottega di famiglia, nell'amata Rovetta in val Seriana. Dal rapporto tormentato col padre si snoda un percorso lastricato di sofferenza, esperienze spirituali impattanti e inevitabile isolamento. Morte sociale. Rinchiuso in un ospedale psichiatrico, sarà sottoposto a trattamenti brutali. Lutti familiari e tentativi di raggiramento del fratello senza scrupoli faranno il resto. Protetto dai Savoia, tenuto a galla dall'affetto della
contessa e ispirato dalla
compagnia del Contino (l'altro, misteriosa entità da cui trae il soprannome), Claudio rinascerà.
Come accade agli artisti, sentimento e arte diventano via per salvezza, catalizzati da quel rigurgito di forza indomabile che si genera da sé a contatto con l'abisso. La seconda opportunità, quella che la vita offre a chi ha il merito di rimanerle ostinatamente attaccato.