Nel 1939 Sultana, detta Susy, ha sette anni, dei bei boccoli neri, e non sa che la vita normale sta per finire. Nell’agosto del 1941 l’intera famiglia si ritrova nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Nel giugno del 1944, si aprono per loro i cancelli di Bergen-Belsen. Sono anni di paura, fame, violenza. Ed è solo l’inizio. Perché al ritorno a casa, nel dopoguerra, Susy scopre che la lotta per la sopravvivenza non è affatto finita. La aspettano una Milano in rovina e il lavoro febbrile per perseguire un obiettivo difficile per una donna in quegli anni: la carriera medica. Ma questo è anche il tempo dell’entusiasmo, del clima fervido di cambiamento sociale, di avventure sentimentali, fino alla passione totalizzante e travagliata per quello che rimarrà per sempre il grande amore: Umberto Veronesi. Anno dopo anno, nonostante il lavoro durissimo, i sei figli, i lutti, la malattia, Susy si riappropria della sua vita, tenendo sempre alta la bandiera della propria indipendenza. Con uno stile secco, veloce e privo di imbarazzi, Sultana Razon ci accompagna nel racconto di un’esistenza densa e drammatica, capace di attraversare senza alcuna retorica il desiderio e l’orrore, la fatica e il gusto di vivere.