Come si potrebbe giungere con le proprie forze al Bene o a Dio se essi non avessero un legame incancellabile con il sé umano? Fin dall’antichità greca e biblica si è meditato su questo interrogativo per riflettere sulla conversione.Nel cuore della storia del xx secolo, malgrado l’impotenza del Dio biblico a manifestarsi, i pensatori presi in esame in questo libro hanno continuato a vegliare su questo legame. Convertirsi, in quelle circostanze, fu la loro maniera di resistere alla fatalità del male. Sia che il loro percorso sia stato filosofico (Henri Bergson), sia che siastato accompagnato dalla meditazione dei libri ebraici (Franz Rosenzweig) e cristiani (Simone Weil, Thomas Merton) o di ambedue (Etty Hillesum), essi a poco a poco percepirono come il più profondo – l’anima o il sé umano – sia abitato dal «più alto». Andare verso Dio è dunque tornare a Lui. Tuttavia, nell’ottica biblica, questo tornare non somiglia al ritorno filosofico dell’anima verso una patria perduta, ma procede come unavvenire e una promessa.Catherine Chalier, filosofa, allieva e interprete originale del pensiero di Levinas, ha pubblicato diverse opere che esplorano i legami tra filosofia e tradizione ebraica, fra cui, con la Giuntina, Le Matriarche, Angeli e uomini, Le lettere della creazione e Kalonymus Shapiro rabbino nel ghetto di Varsavia.