Ancora una volta la Fondazione Paola Droghetti onlus conduce i suoi amici alla scoperta di tesori poco conosciuti: un intento che convive con quello di valorizzare musei spesso ignorati dall’attenzione sommaria del grande pubblico e per i quali è sempre più difficile trovare fondi destinati al restauro e alla conservazione.
Siamo infatti intervenuti nell’anno 2012, finanziando il restauro di una stele medievale indiana, acquistata dallo Stato per il Museo Nazionale di Arte Orientale nel 1972, e qui conservata. Una scultura straordinaria, risalente al decimo-undicesimo secolo dopo Cristo, contemporanea a quando l’arte italiana era cristallizzata nei resti della figuratività bizantina, o nel linguaggio artistico ancora primitivo della civiltà longobarda, e che ci porta nel mondo orientale, permeato dal Buddhismo. Veniamo così a conoscere attraverso la stele in pietra con Siva, il dio motore del mondo, e la sua sposa Parvati, la coppia più venerata nella religiosità hindu, un mondo strettamente basato sul legame dell’umano e del divino con la natura.
Nella scultura insieme alla coppia divina, compare infatti il toro, simbolo di Siva, il leone “attributo” canonico di Parvati, il fiore del loto e delicate ghirlande vegetali di cui sono vestite a profusione le due divinità. E l’immagine si colora di una delicata connotazione sentimentale, nel gesto di Parvati che cerca con il palmo destro di aderire al piede dello sposo, esprimendo in modo delicato e lampante la sua devozione e l’intimità dell’unione fra i due coniugi.
Altrettanto elegante, ma più rarefatta è l’immagine della mitica Durga, la dea guerriera e inaccessibile raffigurata in una stele in legno nepalese secentesca proveniente probabilmente da una decorazione templare. Su quest’ultima, anch’essa conservata presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale, la Fondazione Paola Droghetti è intervenuta, finanziando il restauro nel 2014.
In entrambi i manufatti prevale una gestualità pacata e solenne ed uno spirito lineare che ritroviamo nell’eleganza astratta dei prodotti indiani che invadono i nostri mercati (dai tessuti, ai gioielli, agli arredi) ma anche una potente forza espressiva, che il mondo indiano ci trasmette tuttora: ricordate “The Millionaire”?
Ecco perché assicurare la conservazione di due opere tanto raffinate quanto poco note come sono le due stele del Museo Nazionale d’Arte Orientale e poterle conoscere meglio attraverso gli scritti raccolti in questo volume è stato importante: perché lontano dal nostro mondo rigorosamente pragmatico e occidentale ci parlano di simboli e di valori eterni e per la maggior parte di noi tutti da scoprire.