Quali strategie adottarono le gerarchie ecclesiastiche cattoliche per sorvegliare
stampa e cultura nel secolo dell'Illuminismo? Come reagirono di fronte alla circolazione
dei libri dei "philosophes" nella penisola italiana? Quale fu il ruolo delle istituzioni
sorte nell'età della riconquista cattolica, ossia l'Inquisizione e l'Indice, in un
contesto in cui a livello sociale erano in corso fenomeni di secolarizzazione e in vari
Stati italiani si stavano organizzando censure laiche? Sono questi alcuni degli
interrogativi al centro del volume, che affronta il problema del governo ecclesiastico
della lettura nell'Italia del Settecento. Se non rinunciava al tentativo di interrompere
il flusso dei testi proibiti, il progetto mirava soprattutto a orientare un pubblico di
lettori sempre più ampio grazie a un abile uso dei mezzi di comunicazione. Spostando il
baricentro dalle tecniche repressive a quelle persuasive, la Chiesa romana combatté i
suoi nemici ad armi pari sullo stesso terreno della parola scritta e accettò il
confronto con essi nello spazio pubblico: un passaggio significativo, nel quale è
possibile cogliere le origini di meccanismi di controllo dell'opinione pubblica
destinati a segnare profondamente la via italiana alla modernità.