Giovanni Testori è stato scrittore, drammaturgo e grandissimo critico d’arte. Un lettore di opere d’arte in verità molto particolare, che ha contribuito a identificazioni importanti e al contempo ha aperto strade di interpretazione di lancinante modernità.
Questo saggio su Gaudenzio Ferrari è un’opera che ha lasciato il segno, ed è tuttora insuperata. La magia della scrittura si insinua dentro il mondo di passioni e di passione del Sacro Monte di Varallo e lo rende un luogo memorabile della cultura rinascimentale.
Un testo di Giovanni Agosti fornisce una cornice per comprendere "Il Gran Teatro Montano" nella storia di Testori e nella storia degli studi novecenteschi su Ferrari con un sedicesimo di illustrazioni (anche a colori, per dare conto di come si presentano oggi le cappelle gaudenziane di Varallo).
Testori ha definito questo suo lavoro su Gaudenzio Ferrari un atto d’amore per “un Maestro che solo la lunga e insensata genuflessione alle superbe mitologie rinascimentali trattiene ancora dall’entrare nel regno, da lui meritatissimo, dei più grandi artisti che l’Italia abbia avuto; e con l’Italia l’intera Europa”. Testori circoscrive la sua indagine a un solo luogo: il Sacro Monte di Varallo, dove l’arte di Gaudenzio raggiunge il suo vertice in un dialogo continuo e serrato fra pittura e scultura.
Viene qui presentato il testo del 1965 con correzione dei refusi e riproposizione dell’apparato illustrativo originale, tutto relativo a Varallo e alla Valsesia; le didascalie daranno conto però dei mutamenti di attribuzione sopravvenuti nei cinquant’anni trascorsi. Agosti fa confluire qui la cronologia e la bibliografia che Testori non aveva approntato ad hoc per il volume del 1965 e molti contributi su Gaudenzio Ferrari.