Pochi sovrani hanno avuto la fortuna di godere di un così vasto e convinto consenso come quello di cui godette Federico III d’Aragona, re di Sicilia. Su di lui ricadono le conseguenze della rivolta del Vespro ed è proprio lui che, per circa quarant’anni è costretto a guerreggiare per difendere la Sicilia dagli Angioini. Federico, che a buona ragione viene considerato il fondatore della “Nazione siciliana”, si inserisce da protagonista nel complesso conflitto che vede contrapposti la Chiesa e l’impero. La sua determinazione nel non piegarsi alle imposizioni del Papato lo porta, nonostante talune ambiguità, a essere riconosciuto come il leader del ghibellinismo italiano. La Sicilia, che dopo la fine del regno normanno si era ridotta a periferia dell’impero, con Federico torna ad essere centrale nell’assetto geopolitico del Mediterraneo. Principe illuminato, rispettoso degli assetti istituzionali talora manifesta comportamenti contraddittori: protegge gli eretici fraticelli ma, nello stesso tempo, mostra estrema durezza nei confronti delle comunità ebraiche presenti nell’isola. A lui si devono tutta una serie di disposizioni tese a regolare il difficile rapporto fra il sovrano e i baroni siciliani. La storia di questo generoso sovrano, coperta dall’oblio, appare estremamente utile per capire le vicende che hanno interessato l’Italia e la stessa Europa in un tempo di grandi mutamenti quale fu il XIII secolo.