L’Unione per il Progresso Animico della Galassia è piuttosto stanca di aspettare. Ora che un evento esterno minaccia la Razza Umana, decide di far incarnare sulla Terra un essere ancora corporeo, ma molto evoluto, per comprendere se valga la pena intervenire e salvarla; se quella stirpe sciagurata abbia una qualche misteriosa utilità, o se costituisca un freno, come sembra. Goccia si offre volontario, certo che le sensazioni che il suo organismo è ancora capace di provare lo rendano adatto al compito. Si proietta nel corpo di Giovanni, poco prima delle sette del mattino, la Vigilia di Natale.
L’ambientazione natalizia non è preponderante nell’economia generale del racconto, che può quindi essere letto in qualunque periodo dell’anno.
Nella fantascienza, le storie sul tema degli ultracorpi si sprecano. Io seguo di fatto percorsi miei, (la prima idea di questo racconto nacque da un’espressione sconcertata di Nicolas Cage, nel trailer del film “The Family Man”, che mi portò a immaginare una storia del tutto diversa da quella del film), e sono felice di averla scritta. Quel che faccio di solito è adottare personaggi che siano persone comuni e dar loro occasione di affacciarsi sullo straordinario. Dopo resto semplicemente loro accanto (o dentro) e racconto in che modo vi si tuffino a capofitto, perché per mia fortuna si rivelano sempre temerari. In questo racconto ho fatto l’operazione opposta: è il personaggio ad essere straordinario e si trova ad affrontare la nostra vita di tutti i giorni, ma guardandola con occhi nuovi.
Ora che il racconto è scritto, mi rendo conto che mi ha dato la possibilità di condividere quello che è forse il più profondo, e insieme il più sottile e sfuggente, dono riservato in sorte a chi scrive. Questi osserva ogni minima azione, ogni sensazione, ogni emozione, anche negative, e ne fa tesoro, perché non sa mai quando si troverà a doverle descrivere a parole. E si accorge praticamente di tutto.
Buona lettura.
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