Il teatro è finito, viva il teatro!
La fine del teatro non è né prossima né ventura: è in atto. È una morte infinita. Se per teatro si intende il deadly theatre stigmatizzato da Peter Brook, il teatro d’oro, porpora e velluto in cui far morire le signore e tutte le loro camelie.
Ma il teatro è un'altra cosa. Non si deve confondere con l’edificio che ospita una spettacolo, né con una prassi esecutiva fondata sulla ripetizione, la riproduzione, il sogno, il tic. Questo piccolo libro non è fatto per teatranti o per aspiranti tali; si tratta di un’indicazione alla pratica di una pedagogia fondata sul teatro come incontro di persone (Ingmar Bergman). Ciò che scaturisce da questo incontro, come lo si può preparare, e soprattutto apprendere in corpore vili, mettendosi in discussione, invece di celebrarsi come docenti, educatori, terapeuti e… alla fine della licenza, teatranti, è la pretesa di questo volume: per essere attori di se stessi.
Ciascuno giudichi se è pieno o se è vuoto, e come e perché.