Il 30 gennaio 2002, Samuele, tre anni, viene trovato morto nella casa dove viveva con i genitori e il fratellino. Il 21 maggio 2008, la sentenza di Cassazione ha condannato in via definitiva la madre, Annamaria Franzoni. Il giallo è stato chiuso grazie a una serie di analisi scientifiche svolte dal Ris di Parma diretto dal colonnello Luciano Garofano. Un esame in particolare, il Bpa, che permette di stabilire genesi e traiettoria degli schizzi di sangue, ha dimostrato che l’assassino indossava il pigiama della madre e ha colpito inginocchiato al centro del letto. Tutti e tre i gradi di giudizio hanno confermato la colpevolezza dell’imputata. “Eppure” scrive Garofano “durante quei sei anni, più volte è stata fatta circolare l’idea che le nostre conclusioni fossero arbitrarie e artigianali”. Invece erano dati scientifici ottenuti con metodi che in altri Paesi si applicano da decenni e che oggi l’autore spiega svelando anche i retroscena e i molti particolari inediti che finora sono stati tenuti in ombra. A cominciare dalle numerose imperfezioni che hanno scandito l’intera vicenda processuale: depistaggi, perizie concordate, manipolazione dei media per condizionare l’opinione pubblica. Fino ad arrivare al famigerato Cogne-bis, l’inchiesta parallela sulla presunta falsificazione di prove nella villetta di Cogne. Il risultato è un thriller avvincente e doloroso sul delitto che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera. Una storia su cui si sono interrogati tutti e sulla quale è stata ristabilita la verità.