Italia federale o Italia nazionale? Questo interrogativo, di scottante attualità, già agli albori del Risorgimento fu al centro del dibattito politico e culturale. Forse non tutti sanno, però, che alla vigilia dell'unità nazionale la confederazione italiana era quasi sul punto di realizzarsi. E l'iniziativa partì proprio da Cavour, considerato oggi un paladino dell'Italia unita, che il 21 luglio 1858 si incontrò in gran segreto con Napoleone III nella stazione termale di Plombières-les-Bains. In quell'occasione l'allora primo ministro del Regno di Sardegna e l'imperatore di Francia decisero, con freddo cinismo, di scatenare una guerra contro l'Austria per rivoluzionare la carta geopolitica dell'Europa e di dividere la penisola italiana, una volta liberata dalla dominazione austriaca, in tre Stati: il Regno del Nord sotto l'egida dei Savoia, un Regno del Centro ancora da definire e il Regno delle Due Sicilie, cui si sarebbero aggiunte l'Umbria e le Marche, appartenenti agli Stati pontifici. Tutto pareva organizzato, mancava soltanto l'approvazione di Francesco II, re di Napoli, che però, quando seppe che i suoi territori si sarebbero arricchiti delle due regioni papaline, da devoto e timorato di Dio qual era, gridò al sacrilegio e mandò in fumo il piano. Poi, com'è noto, Garibaldi, con l'appoggio della flotta britannica, sbarcò a Marsala. Cavour vedeva così il suo sogno infrangersi e, pur non essendo un fautore dell'unità nazionale - che riteneva una "corbelleria" -, si rassegnò pragmaticamente all'idea di "piemontesizzare " l'Italia intera, cercando di contrapporre con tempestività una sollevazione antiborbonica moderata alla rivoluzione garibaldina che infiammava il Meridione. A Costantino Nigra, suo ambasciatore a Parigi, che gli aveva scritto: "Meglio aspettare. Lasciamo prima arrivare Garibaldi a Napoli... Lasciamo cuocere i maccheroni ", rispose infatti: "I maccheroni non sono ancora cotti, ma le arance sono già sulla tavola e non possiamo rifiutarle". Arrigo Petacco ricostruisce il clima e le premesse che portarono al progetto federalista sulle cui ceneri sorse lo stato italiano: dai moti del 1821 e 1831 al pensiero di Cattaneo, Gioberti e Mazzini, dall'elezione di Pio IX al vento rivoluzionario che nel 1848 sconvolse l'Europa, fino alle guerre d'indipendenza e alla prima seduta del Parlamento italiano. Nel suo racconto intessuto di retroscena, accordi segreti pubblici e privati dedica ampio spazio ai protagonisti e alle loro vicende personali. Assistiamo così al matrimonio tra Clotilde di Savoia e il principe Girolamo, cugino di Napoleone III, combinato dal "tessitore" Cavour per rinsaldare l'alleanza con i francesi, alle strategie seduttive e spionistiche di Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, alle nozze "lampo" di Garibaldi, alle prodezze dell'impavida diciottenne Maria Sofia, la "regina del Sud" moglie di Francesco II, che combatté sugli spalti di Gaeta come un soldato fra i soldati. Il Regno del Nord offre una rilettura originale di un periodo storico fondamentale facendo emergere come l'identità italiana sia tenacemente legata a una vocazione federalista che proviene da lontano e percorre in modo sotterraneo la nostra storia nazionale.