Paul Spiel è tornato. A quattro anni dalla pubblicazione del Sogno del Venditore esce il suo nuovo romanzo, Il Sangue Veleno, e anche questa volta farà discutere.
Michele Salieri è un giovane ricercatore di talento. La sua unica fortuna/sventura è appartenere alla più potente famiglia di Pietranera, una cittadina del centro Italia conosciuta soltanto per i macelli specializzati nella carne equina. Da decenni è governata da tre famiglie: i Salieri, i Pietrangeli e i Lovisi, che alternano i loro sindaci secondo una sequenza infallibile.
Per uno scherzo del destino Michele, rampollo dei Salieri per parte di padre e dei Pietrangeli per parte di madre, è l'unica persona che può mantenere in piedi il vecchio equilibrio di potere, proprio nel momento in cui nella cittadina emergono segnali di malcontento e richieste di cambiamenti radicali.
L'unico problema è che Michele non ha nessuna voglia di fare il sindaco della sua città; tantomeno vuole dedicarsi alla carriera politica sulle orme di suo zio Ottavio Salieri, potentissimo ex sottosegretario agli interni ormai in età da pensione.
Il suo vero sogno è proseguire i suoi studi di biologia all'estero. Convinto che il constrasto sia insanabile, non trova altra soluzione che tentare la fuga, prima a Roma e poi in Belgio. La sua famiglia però non lo lascerà andare tanto facilmente. Comincia così una guerra a distanza combattuta tra Pietranera e Roma, in un crescendo di mosse e contromosse che si trasforma in una vera e propria caccia all'uomo.
Michele è un Salieri, e non è tipo di arrendersi facilmente, ma l'"affetto" della famiglia e le armi del potere arrivano ovunque.
Per il Sangue Veleno vale il detto "Ogni riferimento a persone esistite o a fatti realmente accaduti è puramente casuale". In controluce però si vede l'Italia, paese di piccole patrie e di equilibri di potere immutabili, luogo di disperanti lentezze e di cervelli in fuga. Dove i cavalli non corrono più, ma finiscono al macello.
Forse però Il Sangue Veleno prefigura anche la possibilità di un impegno civile, purché basato sulla responsabilità che viene direttamente dalla fiducia della gente, dalla sua speranza.