Probabilmente esiste un nodo irrisolto nel nostro ordinamento, che parte dalla scelta dei padri costituenti – forse fondata sul clima di unità ma anche reciproca diffidenza politica di allora – di un P.M. come “parte imparziale”, prosegue negli anni successivi della Repubblica, nel confronto politico, nel dibattito del mondo della cultura giuridica e nella vita stessa degli uffici giudiziari di Procura, e approda alla più recente ed ultima riforma di cui al D.lgs. n. 106/2006 in materia di riorganizzazione dell’ufficio del pubblico ministero. Un nodo irrisolto, frutto dell’assenza di una decisa scelta di fondo tra gerarchia nella organizzazione dell’ufficio del pubblico ministero ed autonomia ed indipendenza di ogni magistrato ad esso addetto nell’esercizio delle sue funzioni. Ma un nodo irrisolto che ha, nel tempo, generato (e continua a generare) equivoci, divisioni, contrasti all’interno degli uffici, con non poche ricadute, anche all’esterno nell’opinione pubblica, sulla loro necessaria trasparenza e credibilità istituzionale.