Il libro si articola su vari generi musicali, il rock, il jazz, la musica classica ed etnica, concentrandosi sul non suono. Ne sonda i tre parametri tradizionali, l'altezza, il timbro e l'intensità per ampliare il campo percettivo oltre il suono. La musica ci permette di scoprire una nuova realtà, extralogica e non comune. E cioè il nonsense, una visione che relativizza gli opposti, dove l'apollineo è il dionisiaco. L'indagine dell'autore, orientalista e filosofo, è dominata dallo spirito di contaminazione: l'antico e il moderno, l'Oriente e l'Occidente, la musica, la letteratura e la pittura, le sonorità e i silenzi si rincorrono; tutti all’insegna del non suono. Una trattazione estetica e musicologica, psicologica e antropologica, che scava nell'ermeneutica. Nella prospettiva di una musica mondiale si esaminano le opere di Terry Riley, Brian Eno, Richard Wagner, i Soft Machine, Ryuichi Sakamoto, David Sylvian e molti altri. Cos’é il Tao del non suono? Come ogni grande domanda metafisica, essa resta insolubile. Ciò non indica un limite, bensì la fecondità del non suono: quello del big bang, della chitarra di Eric Clapton e delle danze sufi è sempre il medesimo, che ha partecipato alla creazione dell'universo. L'autore, che ha pubblicato molte opere per i maggiori editori italiani, tiene corsi di meditazione sul valore spirituale della musica.