Dal “disegno su sabbia” delle donne australiane alle terrecotte delle donne del Camerun, dai retablos peruviani agli altari vodou degli immigrati haitiani a New York, dalla “Casa del popolo” del regno di Bandjoun alle “vetrinette” italiane degli anni Sessanta, dai malanggan e dai manufatti annodati dell’Oceania alla topologia dei nodi, dai bologan del Mali alla “Potlatch Collection” rimpatriata nei nuovi musei indigeni del Canada, dalle maschere gelede degli Yoruba alla figura ubiqua e mediatica di Mami Wata, i saggi di questo volume evidenziano le valenze operative dell’arte: sia nell’arena sociale e politica contemporanea, cui appartengono anche le “tradizioni”, sia nel campo cognitivo e religioso. A lungo confinata ai soli territori esotici delle culture “primitive” e limitata da un’eccessiva dipendenza dalle categorie interpretative occidentali, la riflessione antropologica sull’arte e sull’estetica trova oggi un nuovo respiro teorico, e un nuovo fascino.