Impero disegna una nuova geografia del potere: dal sistema di produzione fordista, meccanico e serializzato, a un’economia biopolitica, che lavora e manipola la vita sociale nei suoi meccanismi d’interazione, comunicazione e affettività; dalla centralità degli statinazione a una forma di sovranità globale, senza centro né confini, che giustifica ogni suo intervento consacrandolo in nome di una pace perpetua e universale. E contro questa forma di dominio sempre più assoluta si muovono poteri alternativi, forze di resistenza, la “moltitudine”, eco postmoderna dell’antagonismo tipico della modernità: il popolo.