«Molti dicono che vendere il proprio corpo sia la cosa più umiliante, ma quando hai conosciuto il dramma di non essere accettata dalla tua famiglia, dalla società, la frustrazione di vederti rifiutato un lavoro al quale avresti diritto, la persecuzione e la fame, la prostituzione è una via di uscita. Se non obbligatoria, almeno la più indolore. Quando non hai più fame e puoi comprarti quello che ti piace ti accorgi che non te ne frega niente di chi non ti dà un lavoro, di chi non ti accetta, di chi ti deride, perché il lavoro te lo sei inventato e un po’ di dignità la recuperi senz’altro».
La lotta di un transessuale per conquistare il diritto di vivere la propria identità, attraverso esperienze drammatiche e laceranti: la prostituzione, le droghe, il carcere, ma anche la passione, gli amori, le amicizie. Una storia vera.
Rossella Bianchi nasce nel 1942 in un paesino delle colline lucchesi, con il nome di Mario. Appena ha potuto si è trasferita a Genova, dove vive tuttora. È presidente dell'associazione Princesa, a tutela dei diritti dei transgender.
«Sono nato il 14 novembre 1942 in un paesino sperduto nelle colline lucchesi da una famiglia contadina.
Già da piccolo sentivo il desiderio inconfessabile
di immedesimarmi in una identità femminile.
Fino a quando ho creduto di essere l’unica
mente malata sulla faccia della terra, avevo
pensato a come aggirare l’ostacolo: farmi prete».