Filo conduttore di questo volume è l'idea di una doppia anima del diritto: il
giudizio giuridico incorpora sempre valutazioni di giustizia materiale e dunque non si
esaurisce nell'applicazione di formule legislative. L'esperienza dell'autore suggerisce
che quelle valutazioni non sono pre-giudizi da evitare o influenze abusive da cui il
buon giurista debba proteggersi, ma sono componenti essenziali di ciò che si deve
intendere per diritto. Come tali esse devono essere coltivate apertamente, con la
consapevolezza che, per questa via, viene restaurandosi l'autentica struttura dualista
del diritto, una struttura che le riduzioni positiviste - la riduzione del diritto a
legge e la riduzione della legge a strumento di potere - hanno per molto tempo oscurato.
Un dualismo che si riflette per eccellenza nell'uso giudiziario della Costituzione. Qui,
la componente di giustizia materiale del diritto si manifesta con evidenza. Ne viene
illuminata una figura di giudice e di giurista assai lontana da quella del puro tecnico
delle leggi: la figura nuova, anzi antichissima, di un soggetto responsabile nei
confronti della cultura del suo tempo.