Il Dottor Faust fu un umanista, di nobili natali, il cui vero nome sarebbe stato Georgius von Helmstatt, nato a Knittlingen nel 1466, che aveva latinizzato le sue generalità, secondo una moda molto in voga a quei tempi, in Georgius Sabellicus Faustus Junior. Nel far ciò aveva unito i soprannomi latini di due umanisti italiani dei quali sarebbe stato amico o discepolo: Publius “Faustus” Andrelinus (1462-1518) e Marcantonio Coccio “Sabellicus” (1436-1506). Questi due avrebbero fatto parte di una scelta confraternita di umanisti che segretamente coltivavano il paganesimo. I membri di tale confraternita, cui aderirono Pomponio Leto, Bartolomeo Platina e Lorenzo Valla, furono dispersi da Papa Paolo II. Leto e Platina vennero incarcerati e torturati in Castel Sant’Angelo mentre Marcantonio “Sabellicus” Coccio riuscì a sfuggire alle grinfie del papa, divenendo in seguito prefetto della Libreria di San Marco a Venezia. Del vero Faust fece menzione per primo il famoso abate Tritemio – anch’esso in odore di magia, anche se cristianeggiante – in una lettera, che ne disse peste e corna. A Tritemio si unirono molti altri detrattori, tra cui il principale discepolo di Lutero, Melantone. Risulta evidente che il motivo di tanto astio stava nella cultura classicheggiante dell’umanista Faust il quale girava la Germania ostentando pericolosamente le sue idee proprio nel momento in cui sorgeva l’astro di Martin Lutero, la cui Riforma si rivolgeva contro quella Roma corrotta e centralista che ancor oggi turba i sonni di riformatori e federalisti.