La vicenda ruota intorno a Mirandolina, proprietaria di una locanda dove alloggiano due avvenenti signori, il Marchese di Forlipoli e il Conte d’Albafiorita, entrambi innamorati di lei. Un giorno arriva il Cavaliere di Ripafatta che si dichiara ostile alle donne, sfidando in questo modo Mirandolina che, nel giro di pochi giorni riesce a farlo innamorare di sé. Così i giorni passano e Mirandolina si diverte prendendosi gioco dei suoi pretendenti. I tre si differenziano non solo nel "tipo" di nobiltà (di sangue o acquisita), ma anche nel modo in cui cercano di conquistare Mirandolina: chi con dei regali, il Conte, chi con il prestigio del proprio casato, il Marchese, chi con la protezione, il Cavaliere. In seguito, alla piccola locanda, giungono anche due attrici di teatro, Ortensia e Dejanira, che decidono di fingersi nobildonne per ricevere, in questo modo, un trattamento di prestigio.
"La Locandiera" è una delle più felici ed equilibrate commedie di Goldoni, mirabile per la giustezza del ritmo, la precisione e l'acutezza con cui sono ritratti l'ambiente e i personaggi. L'intera commedia è centrata sul personaggio di Mirandolina, un'affascinante incarnazione dell'eterno femminino, della civetteria, della malizia e della furbizia delle donne.
Mirandolina è una donna d'affari, una tipica esponente della borghesia in ascesa nel '700, solida, concreta e senza grilli nobiliari per la testa, che a contee, cavalierati e marchesati preferisce un prosaico ma sicuro matrimonio con un uomo del suo ceto, capace di aiutarla nella conduzione della locanda. Una frase che riassume la mentalità del personaggio è facilmente individuabile quando afferma: "Mi piace l'arrosto e del fumo non so che farmene".
La commedia termina con un lieto fine, ma tuttavia con un monito di cui non si deve credere che Goldoni credesse sinceramente alla funzione didascalica e morale della commedia. Si tratta invece di un finale grazioso e simpatico (un classico lieto fine con matrimonio), che sembra esaltare le arti della civetteria femminile più che ammonire a sfuggirle.