La pace non è un argomento ma un sogno evolutivo della coscienza umana. Un sogno timido che sopravvive al dramma della storia e alle sue smentite più derisorie. Un sogno che è cruciale custodire, dunque, come gesto di resistenza a fronte del cinismo di ogni epoca e in particolar modo davanti alle derive più subdole e inquietanti della contemporaneità. Un’esplorazione evocativa dei quattro modi in cui l’umanità, da sempre e non senza contraddizioni, prova a sognare la pace: attraverso la natura (phusis), il pensiero (logos), la legge (nomos), l’amore (eros). Quattro dimensioni esistenziali che l’autrice sorvola in compagnia di alcune figure della filosofia, del mito, della letteratura, della poesia, della psicoanalisi e della storia che hanno rappresentato, nella sua esperienza autobiografica, una fonte generosa di fiducia e orientamento.
Muovendo dall’intuizione comune a tante saggezze secondo cui la vera pace non elude la tragedia umana ma la denuncia e la interroga, il libro ci conduce in un viaggio meditativo che costeggia, senza negarlo, l’abisso della distruttività, sia sul piano individuale sia su quello sociale e collettivo. L’abisso nel quale ripetutamente sprofonda il sogno di vivere insieme e amichevolmente su questa Terra. Ma proprio a partire da questa confidenza con la tragicità della vicenda umana si dipana quel filo sottile dell’etica che è risorsa elettiva della sensibilità femminile e che riconduce l’intelligenza all’intimità con la vita. È il sogno desto della pace, per desiderare ancora.