Dal 9 maggio 1978, il giorno in cui in via Caetani, a Roma, venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, sono passati trent’anni. Trent’anni di declinazioni di responsabilità da parte di molti protagonisti e di ipotesi che a volte hanno assunto derive fantapolitiche. Marco Clementi ha ricostruito quello che è stato il punto di non ritorno della vita politica e sociale dell’Italia contemporanea, il suo trauma irrisolto, dando la parola ai documenti: le lettere di Moro alla famiglia, agli amici e ai membri del suo partito, ma anche la sua memoria difensiva, i comunicati delle Br, i giornali, i ricordi dei politici e dei brigatisti, gli esiti delle commissioni di inchiesta parlamentari e dei processi.
Quel prigioniero apparentemente plagiato dai suoi carcerieri riacquista in queste pagine la lucidità di un uomo che ha cercato un compromesso tra lo Stato e i brigatisti. Tuttavia, gli interessi in campo – dei partiti, dei brigatisti, del governo – determinarono la sconfitta della strategia di Moro e la sua tragica fine.