Attraverso la giurisprudenza evolutiva della Corte Europea dei diritti dell’uomo e la sua opera di interpretazione esegetica autonoma della Convenzione, il diritto di credito si eleva a valore patrimoniale fondamentale dell’individuo, quale “bene” meritevole di tutela nell’ambito della Convenzione Europea dei diritti e delle libertà fondamentali e dell’art. 1 del suo primo protocollo addizionale. L’ingerenza statale, pure non esclusa in via assoluta, deve armonizzarsi col principio del margine di apprezzamento, di legalità, di legittimità e di proporzionalità e sullo Stato incombono obbligazioni negative e positive tese a rendere effettivo il godimento del diritto, specialmente in un momento in cui l’insufficienza di risorse economiche nei bilanci delle Pubbliche amministrazioni lo rendono più vulnerabile. L’autore si sofferma sui rimedi interni per prevenire e porre rimedio alle violazioni del diritto, esemplificate nelle ipotesi più attuali, ed alla luce di quelli che sono, ormai, i principi consolidati della giurisprudenza della Corte Europea.