Napoleone non fu mai sepolto a Sant'Elena. Il corpo,
trafugato, fu custodito dai Papi a Roma fina alla
restituzione del 1840 con un grande inganno. A vegliarlo
per evitarne la decomposizione un uomo che, sin da
bambino, fu educato a questo scopo, e poi costretto a
fuggire in tutto il mondo perchè conosceva il segreto ed
una scienza. Gli inglesi non volevano correre rischi di perdere quel simbolo per cui organizzarono un'operazione che ebbe inizio la notte stessa della tumulazione: il corpo fu messo su una nave con destinazione Inghilterra. Ma non vi arrivò mai. Qualcun altro, più temibile, aveva autorizzato una folle idea voluta proprio dall’imperatore durante la campagna d’Egitto. Fu il Papa Pio VII a far trafugare la salma in mezzo all’oceano, finanziato proprio dalla famiglia Bonaparte. Il corpo fu trasportato a Roma, prima nei sotterranei vaticani, poi in palazzo Fesch, poi a casa della madre di Napoleone, al
Quirinale, infine a Castel Sant’angelo. Per diciannove anni
Napoleone fu Re di Roma da morto, fino all’incredibile
restituzione della salma, e alla ricomposizione della Storia.
Questa, però, non è la storia di Napoleone, ma quella del
suo custode, Francesco, prelevato da un orfanotrofio dove
si trovava dopo essere stato abbandonato, appena nato,
sotto il quadro della Madonna dei Pellegrini del
Caravaggio, ed educato ad apprendere una scienza
antichissima per la conservazione dei cadaveri. In tutti
quegli anni fu testimone di un inganno, ma soprattutto
ogni giorno della sua vita, fino al 1840, era fianco fianco col
cadavere dell'uomo che sembrava far più paura da morto
che da vivo, non accettando che la ricomparsa del corpo dell'imperatore a Parigi dovesse coincidere con la sua eliminazione. Ricercato in Europa e Americhe non riuscirono mai a prenderlo, tanto da divenire una piccola leggenda, di cui si perdono le tracce proprio nell’isola di Sant’Elena.