Coronamento di una serie di riflessioni sul tema dell'amicizia elaborate in molti decenni, il dialogo Laelius de amicitia (44 a.C.) è una testimonianza importante dello spiccato interesse di Cicerone per la filosofia e della sua vasta cultura. Il tema gli stava particolarmente a cuore: già nel De natura deorum aveva trattato della benevolenza umana come fondata su quella divina, in polemica con la concezione epicurea che, negando ogni interesse degli dei verso gli uomini, aveva eliminato anche l'autentico fondamento dell'amicizia umana, lasciando spazio soltanto a una concezione utilitaristica dei rapporti interpersonali. Tematiche e polemiche che ritornano in questo dialogo sull'amicizia, dove sono messe maggiormente a fuoco e ricevono una più ampia e specifica trattazione.
L'attenzione specifica per questo argomento, unita all'esplicito invito di Attico («Spesso mi sollecitavi a scrivere qualcosa sull'amicizia»), indussero Cicerone alla composizione del dialogo, nel quale, accanto ad elementi tratti dai filosofi greci, ve ne sono altri che manifestamente derivano dalla personale esperienza di amicizia di Cicerone con lo stesso Attico. Possiamo ritenere che l'amicizia tra Lelio e Scipione, che è il fulcro del dialogo, sia immagine di quella tra Cicerone e il suo amico di sempre, dalla giovinezza alla morte, Tito Pomponio Attico, a cui l'opera è dedicata.
Introduzione di Armando Massarenti.