In una cittadina nel Sud della Francia, un giorno, come dal nulla, compare un ragazzo. È schivo, silenzioso. Lavora e non crea problemi. Ha un solo difetto: è arabo. E ha la sfortunata idea di affittare una cantina nella stessa piazzetta in cui vive Mamine, una vecchia incattivita e obesa che proietta su di lui le ossessioni e i desideri più nascosti. L’Arabo diventa così il catalizzatore delle pulsioni di una comunità chiusa e malata: l’elemento da isolare, il corpo estraneo da aggredire ed espellere. E quando l’apparente quiete del villaggio viene turbata da un delitto, la violenza sopita non tarda a scatenarsi. Audouard racconta una grande storia di sospetto e solitudine con una lingua che mescola magistralmente crudezza pulp e lirismo colto, linguaggio popolare e letteratura. Tra Camus e Cormac McCarthy, una tragedia contemporanea con un imprevedibile, luminoso epilogo.