Luglio 1809. In marcia da Lisbona verso Madrid, accanto alle truppe spagnole che si rivelano sin dal primo istante avide e inette, i soldati inglesi guidati da Sharpe vengono aggregati al battaglione di Sir Henry Simmerson. Nominato colonnello della milizia, privo di qualunque esperienza militare, è tronfio, saccente e severo con i suoi uomini fino a sfiorare, e talvolta varcare, la soglia del sadismo. Peccato che abbia dalla sua potenti alleati politici. Sharpe, come sempre testardo, orgoglioso e intrepido sino alla sconsideratezza, entra subito in conflitto con due protetti di quest’ultimo, e a complicare le cose ci si mette anche un’affascinante dama al seguito delle truppe.
Durante l’avanzata, Sharpe si distingue in una brillante azione che gli vale la promozione a capitano. Simmerson, però, che nella stessa operazione ha perso la bandiera, disonorando così il battaglione, chiede a Londra l’annullamento della promozione e l’immediato invio di Sharpe nelle Indie Occidentali. In pratica una condanna a morte, viste le condizioni di quelle remote guarnigioni. L’unica speranza per lui è compiere un’impresa tanto eroica da annullare l’ostilità di Simmerson: impadronirsi di una delle aquile bronzee che Napoleone in persona ha consegnato ai battaglioni francesi, un’azione temeraria che, prima di lui, nessuno ha mai osato...