Selma ha cinque anni quando sua madre Laura, con in tasca documenti falsi pagati a caro prezzo, strappa le loro fasce con la stella gialla ed esce dal ghetto ebraico di Lvov, ostentando sotto lo sguardo delle guardie naziste una sicurezza che non ha. Da quel giorno del 1942, Selma diventa Zofia, orfana cattolica, e mentre Laura, per mantenerle, lavora per un nazista, la bambina frequenta la scuola ariana. Ogni giorno Laura la costringe a ripetere le preghiere e i precetti cattolici, affinché non si tradisca, condannandole entrambe a morte certa. Flora, invece, lasciata dalla madre in un convento di suore, non la vedrà mai più – scoprirà poi che è morta in un campo di concentramento – e passerà da una famiglia cattolica all'altra. In Olanda, Carla vive sotto falsa identità con la madre e il fratello nell'appartamento di un barbiere che, al pianoterra, si occupa dei soldati tedeschi suoi clienti.
Per Zofia, Flora e Carla essere tranquille, ubbidienti e silenziose, praticamente invisibili, è la condizione indispensabile per la salvezza. Sono cresciute rinnegando il loro nome, le loro origini, la loro religione, con profonde crisi di identità, vergognandosi quasi di avercela fatta. Gli altri, i sopravvissuti dei campi, hanno considerato a lungo con riprovazione coloro che si sono salvati stando nascosti. Attraverso le storie di tre di loro, tutti i bambini "invisibili" riacquistano una voce e raccontano il prezzo della loro invisibilità.