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Le più belle canzoni siciliane d’autore

Mimmo Mòllica: "Un amico mi chiedeva ragguagli sul testo della canzone 'Lu focu di la pagghia', che ha trovato plausibile nella versione pubblicata nel mio volume 'Le più belle canzoni Siciliane', mentre trovava del tutto improbabile la versione cantata ed incisa dalla stessa Rosa Balistreri e ripetuta pedissequamente da vari altri interpreti, versione largamente diffusa anche nel web. In effetti...

La grande scrittrice Dacia Maraini nel suo romanzo "La grande festa" cita il bel libro curato da Mimmo Mòllica, "Le più belle canzoni siciliane” (Armenio Editore) e pubblica alcuni testi “non edulcorati da stupidi compiacimenti hollywoodiani”. La cancellazione della canzone siciliana da tutta la programmazione radiofonica e televisiva non è riuscita, suo malgrado, ad ‘abrogare’ questo immenso patrimonio, che tiene in vita la Sicilia, i suoi personaggi, le sue colonne doriche, le malefatte, la bellezza, la musica, la storia. C’è vita in quelle vituperate canzonette, c’è anima, e il tempo per schiacciare il serpente non sembra essere ancora venuto. Ad onta dei palinsesti e delle playlist, il cinema e la letteratura (r)esistono ancora a sovvertire gli oroscopi.

In una sua interessante intervista su L’Unità, Federica Fantozzi attribuisce allo scrittore Andrea Camilleri, “autore di romanzi polizieschi che hanno per protagonista il fascinoso commissario Montalbano di Vigata”, “una piccola grande vittoria: ha patrocinato la rinascita del dialetto siciliano, sparso a piene mani tra le sue pagine e sbarcato così, un po’ di soppiatto e talvolta controvoglia, nella testa dei lettori. Compresi quelli (tanti) del Lombardo Veneto”.

Per Andrea Camilleri «il dialetto non è solo importante, è la linfa vitale della nostra lingua italiana. Ma in sé e per sé non ha senso, se non è dentro la lingua. Soprattutto l’insegnamento del dialetto a scuola è una proposta insensata. Vede, il rischio in Italia era la perdita del dialetto. Ma non si può andare all’opposto ed eleggere il dialetto a lingua».

La promozione della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole non esclude la canzone. Anzi. La canzone è certamente 'strumento' culturale sintetico e privilegiato di insegnamento, a condizione - però - che non trasmetta errori e arbitrarie suggestioni o casualità.
Il 1 dicembre 2012 così scrivevo in una lettera-aperta a Franco Battiato, in quei mesi Assessore al Turismo della Regione Siciliana, pensando alle tue canzoni in lingua siciliana. [...]

[...] Pensavo alle canzoni in lingua siciliana di Franco Battiato: Stranizza d’amuri, Veni l'autunnu, ecc.; alle versioni da lui interpretate e a quelle di Carmen Consoli, esemplari, toccanti, ricostituenti.
Un mio amico mi chiedeva ragguagli sul testo della canzone Lu focu di la pagghia, che ha trovato plausibile nella versione pubblicata nel mio volume Le più belle canzoni Siciliane, mentre trovava del tutto improbabile la versione cantata ed incisa dalla stessa Rosa Balistreri e ripetuta pedissequamente da vari altri interpreti, versione largamente diffusa anche nel web....
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