Un viaggio esplorativo sui legami tra moda e responsabilità d’impresa: con questa intenzione si dipana il percorso del libro. L’idea di fondo è che anche per le aziende del settore fashion l’equilibrio di lungo termine possa essere raggiunto solo integrando obiettivi economici di breve - irrinunciabili per la remunerazione di capitale e lavoro - con altri, non economici ma capaci di generare valore, che fanno riferimento al rapporto con l’ambiente, la società, la cultura, l’arte e il territorio, i media, le istituzioni, la legislazione e soprattutto la dimensione etica. La tesi si inserisce nel dibattito sul ruolo sociale dell’impresa, alla luce del fallimento di un modello di sviluppo che ha posto enfasi esclusivamente sui risultati finanziari immediati, a scapito di ogni attenzione alla compatibilità con il contesto ambientale e sociale. L’impresa moda responsabile trae per contro ispirazione e attinge risorse proprio da questi due macrocontesti, per poi restituire compensi e contributi in una logica di scambio. Programmi di riduzione dell’impatto ambientale, la promozione del territorio, la garanzia di ambienti di lavoro salutari e stimolanti, la qualità dei prodotti, la promozione della cultura attraverso azioni filantropiche, l’avvio di collaborazioni artistiche con finanziamenti e donazioni, la realizzazione di musei aziendali sono tutti aspetti illustrati attraverso l’esempio concreto di aziende che da anni hanno deciso di perseguire la difficile sfida di integrare etica, estetica ed economicità nella filiera. Nella moda stiamo infatti assistendo a quanto si è già verificato nel settore enogastronomico: prodotti artigianali e di alta qualità stanno cambiando radicalmente il modello di consumo, con un ritorno a valori, significati e metodi di produzione dell’era preindustriale, senza nostalgie per il passato ma anzi incorporando nel prodotto, nella comunicazione e nella distribuzione nuove tecnologie e nuove esigenze, immateriali ed emozionali, in grado di generare utili.