Giovanni Bic, funzionario alla Commissione europea a Bruxelles, è un cinquantenne ingrigito e rassegnato a trascorrere una vita monotona e routinaria; divorziato per colpa sua, solitario per scelta e affetto da un’insolita forma d’impotenza sessuale. Da quando la moglie e la figlia l’hanno abbandonato, una decina di anni prima, Giovanni ha rinunciato quasi totalmente agli amici e alla vita sociale; il golf è rimasto uno dei pochi interessi che lo fanno sentire ancora vivo, insieme alla cucina etiopica e a una certa passione per le ottime birre belghe; una passione che coltiva con un’assidua frequentazione solitaria delle brasseries storiche di Bruxelles.
In uno dei suoi momenti di crisi più profonda, Giovanni si rende finalmente conto della propria deriva sociale, ed è allora che gli balena in mente un’idea. Spinto da un ritrovato stimolo di vita, elabora e mette in pratica un piano per ridare un po’ di significato alla propria esistenza. Si tratta di un’idea che, nei suoi piani, è destinata a cambiare in meglio il resto dei suoi giorni; una mossa rischiosa, eticamente discutibile, di sicuro ai limiti della legalità, se non proprio illegale, ma che, visto come gli stanno andando le cose, e quel poco che ha da perdere, Giovanni decide che vale la pena tentare.
Si troverà così al centro di un’indagine per corruzione che sarà inopinatamente affidata ad Antonio Benelli, un amico di lunga data con cui Giovanni aveva vissuto e lavorato in Etiopia una ventina di anni prima, che adesso ricopre il ruolo di capo unità all’OLAF, l’ufficio anti frode della Commissione europea.