1942: il Ghetto di Varsavia attraverso gli occhi di un bambino. Un'insolita storia di sogni, paure, giochi e poesia. «L'Olocausto è la mia infanzia e c'erano molte cose belle e divertenti allora, che non si possono avere se si cresce invece in tempo di pace. [...] Volevo scrivere di un bambino nel ghetto che diventa una sorta di Robinson Crusoe in una città vuota: per sopravvivere prende dalle altre case ciò che gli serve come Robinson prendeva dai relitti di altre navi sospinte sulla spiaggia dalle onde». Uri Orlev