Liù è una labrador nera. È arrivata per un ricatto affettivo, ha gettato lo scompiglio prevedibile, ha occupato una famiglia progressista e ne ha rivoluzionato la vita. Quella che si narra in questo libro, però, non è la storia di un cane. È la «biografia morale» di un animale non immaginario ma esemplare, che racconta come intelligenze diverse, umana e canina, cominciano a sfiorarsi. Ma proprio qui iniziano le sorprese. E sono sorprese filosofiche. E dolori ideologici. E dilemmi intellettuali. Infatti, grazie allo stile «lunatico» di Berselli, al suo divagare un po' picaresco, decollano subito, con vari scodinzolii, storie molto italiane e politiche, disincantate e ironiche, in cui avventure e disavventure di razze differenti si specchiano in una visione di pura tolleranza, all'insegna di un relativismo assoluto, di un italianissimo «sì, vabbè...». Perché non ci sono verità o regole, nel regno dei labrador. In natura ci sono solo abitudini. Non sarà per caso una buona descrizione dell'Italia di sempre?