Destroyer. Helicopter. Fly. Goat. Pee Wee. Ray Lew. Swee’Pea. Nickname mitici come i playground USA dove, ancora oggi, sono leggende. Dai ghetti di New York, Los Angeles, Chicago, Detroit e altre metropoli disagiate, la vita spesso violenta di 35 “anime perdute” del basket di strada. Più brevi ritratti di altri idoli misconosciuti che meritavano di essere raccontati. Dagli anni 70 a oggi, tramandate per generazioni, le storie dei più grandi ballers che non ce l’hanno fatta nei pro. Pro spesso umiliati, al Rucker Park, al West 4th Street, al Foster Park di Flatbush, al “The Hole” di Bed-Stuy, da ragazzi difficili cresciuti alla dura legge dello street basketball: “no blood, no foul”. Niente sangue, niente fallo. Un viaggio fantastico per chi ama il basket più puro, l’America che non appare in tv e l’unico giornalismo credibile: quello sul campo.
«Conosco Lost Souls, perché conosco le lost souls. Se lo state per leggere è perché siete anche voi morbosamente attratti da chi è passato col rosso nella vita. O magari perché – se Dio vuole – le loro storie non si vedono su YouTube e ci costringono ancora a farsi immaginare» Dalla prefazione di Federico Buffa