Il mondo arabo, i cui assetti ed equilibri interni costituiscono un fattore decisivo nello scacchiere internazionale di questo inizio di nuovo millennio, è lo scenario della straordinaria e coraggiosa autobiografia di Abdullah II, re di Giordania. Straordinaria e coraggiosa perché la sua decisione di raccontare, senza censure e reticenze, le vicende più delicate vissute in dodici anni di regno dal suo paese e dal Medio Oriente è dettata dalla drammatica percezione che gli spiragli per giungere a una pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi, nodo cruciale per la stabilità della regione, si stiano pericolosamente restringendo, e che solo un'analisi dei complessi avvenimenti che hanno determinato il quadro attuale possa contribuire a far capire a tutti l'urgenza di una ripresa immediata del dialogo. Con sorprendente franchezza, Abdullah ripercorre i momenti cruciali della sua crescita come uomo e come statista: la formazione alla leggendaria accademia inglese di Sandhurst; la carriera militare ostacolata dagli intrighi di palazzo; l'amore a prima vista per la bellissima Rania, destinata a diventare icona di stile e paladina dei diritti umani nei paesi arabi; e infine il profondo legame con il padre, l'amatissimo re Hussein, da lui assunto a modello nella difficile arte del governo e della diplomazia. Nella sua narrazione, il re giordano apre naturalmente una finestra d'eccezione anche su episodi noti e meno noti della recente politica mondiale, di cui è stato un protagonista: dai difficili rapporti con l'ingombrante vicino Saddam Hussein ai molteplici tentativi di attrarre l'Iran nell'orbita dei paesi moderati, dall'amicizia con il presidente americano Bill Clinton ai disperati appelli personali rivolti al suo successore George W. Bush per scongiurare l'intervento militare in Iraq. E, soprattutto, l'incessante impegno e l'infaticabile opera di mediazione per favorire un accordo fra israeliani e palestinesi, lungo un cammino irto di ostacoli, insidie e malintesi. Confidenziale, sincero e ricco di retroscena, L'ultima occasione è un accorato appello - rivolto a tutti i leader mediorientali che abbiano davvero a cuore il benessere del proprio paese - a compiere, prima che sia troppo tardi, le scelte coraggiose, ardue e, forse, impopolari che sono indispensabili affinché quella tormentata area del pianeta conquisti finalmente una pace completa e duratura.