Il diario di un condannato a morte. Con le sue angosce ora per ora, minuto per minuto, supplizio per supplizio. Una progressione “di dolori, una specie di autopsia intellettuale d’un uomo, più di una lezione per quelli che, condannano”. È la sintesi di questo libro, un piccolo, gigantesco, libro. Un vero e proprio manifesto contro la pena di morte e l’orribile idea che uccidere un essere umano, a volte, può essere un atto di giustizia. Scritto in anni in cui l’umanità sembrava in procinto di fare un grande balzo nella “modernità”, denuncia come, in quegli stessi anni si tagliassero ancora teste davanti a un pubblico pagante, si marcisse in carcere, si mandasse a morire qualcuno per una colpa non sempre dimostrata “oltre ogni ragionevole dubbio”. Quasi come oggi, in molti paesi. Questo libro è una necessità per chi vuole tentare di capire cosa c'è di sbagliato nella pena di morte.