“Ma se divento famosa, poi mi presentano Fassbender?” è un breve testo narrativo e satirico in italo-pisano (comprensibile a tutti!), scritto in modo colorito, ma basato su scelte linguistiche mai becere o fine a se stesse. Ciò risulta in linea con la tradizione del “mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano”, “Il Vernacoliere”, o di opere cinematografiche che hanno saputo accostare il gusto per lo sberleffo, per la zingarata, per il turpiloquio con una riflessione dolceamara sulla vita e sui tempi che cambiano: “Berlinguer ti voglio bene” di Giuseppe Bertolucci, e i primi due atti di “Amici miei”, per la regia di Mario Monicelli, su tutti.
Il testo, la cui struttura ricorda quella di una jam session jazzistica, si sviluppa attraverso la giustapposizione di dialoghi fra l'autrice e suo nonno, monologhi, ideali riflessioni ad alta voce, buffi intermezzi sulla quotidianità. Filo conduttore del lavoro è la grande passione per la settima arte, citata, evocata, indefessamente amata, quasi salvifica.
Edito da Bibliotheka Edizioni.