La guerra che dal 1618 al 1648 devasta la Germania fa da sfondo alla pièce di cui è protagonista la vivandiera Anna Fierling, detta Madre Courage. Il suo carro, carico di masserizie e cianfrusaglie, domina la scena, sospinto da un campo di battaglia all'altro dalla sete di guadagno ad ogni costo. Né la morte dei figli Schweizerkas ed Eilif, né quella della figlia muta Kattrin faranno infatti desistere Madre Courage - una «iena del campo di battaglia» - dai suoi commerci e dalle sue infelici peregrinazioni, benché l'intera vicenda confermi che «in una guerra non sono i piccoli che fanno i grossi affari». Eppure la sua vitale voglia di autoaffermazione, la sua tenace risposta alla rovina generale, da cui tuttavia non trarrà alcun insegnamento, ne consentiranno la sopravvivenza. Ma la tragicità di Madre Courage è tutta racchiusa in una fatale contraddizione: la vivandiera perde i figli in un conflitto da lei stessa caldeggiato e la cui fine non può augurarsi se non vuole la propria rovina economica, perché «la guerra è il momento migliore per i commerci».