Non ho mai pensato che Arquimedes da Costa fosse qualcosa di più di una leggenda amazzonica come lo erano state le « Donne guerriere » o « Il principe dell’Eldorado » fino a quando, durante il mio primo viaggio a Manaos, non lo conobbi, vecchio, ubriaco e ormai finito. Lui stesso mi raccontò la sua incredibile storia. Gli feci visita durante i miei viaggi in città, senza mai riuscire a tirarlo fuori dalla sua amata taverna del-Ylrmao Paulista, e potei assistere alla sua sepoltura mentre mi trovavo di nuovo nel Gran Rio delle Amazzoni a raccogliere dati per il mio libro La rotta di Orellana. In quei giorni la stampa dedicò ampio spazio alle peripezie di Arquimedes di mezzo secolo prima e devo confessare che l’articolo pubblicato con il titolo I semi del caucciù ha ispirato, insieme con i racconti dello stesso Arquimedes, questo mio romanzo.