"Ho partecipato a tutte le ubriacature italiane e non me ne pento, l'importante non è la bandiera che si sceglie, ma ciò che noi ci mettiamo dentro. Si può partecipare da galantuomini alle avventure più disparate e questo a me è successo continuamente": così Montanelli replicava a coloro che gli rimproveravano una certa mutevolezza nelle idee. Rappresentando come nessun altro l'Italia borghese, tanto tenacemente attaccata alle virtù private quanto scettica sull'importanza delle ideologie, un'Italia per lo più ostile alla sinistra e ancor di più al comunismo, Montanelli ne seppe essere interprete sommo, proprio perché non si fece mai rinchiudere in alcun partito, ma si riservò sempre la massima libertà di critica, esercitata con il gusto tutto toscano del bastian contrario. Fu assolutamente e anche coraggiosamente anticonformista, entro un quadro che però egli stesso proclamava con orgoglio conforme ai valori più consolidati. Da reporter brillante e accuratissimo, da commentatore lucido e sarcastico, insomma da giornalista di gran classe egli diventò così il paladino di un'Italia "moderata e perbene". Paolo Granzotto è stato fra le persone più vicine, non solo professionalmente, a Indro Montanelli: in queste pagine ne traccia un ritratto non stereotipato attingendo alla memoria e ai ricordi dei quali l'amico era fonte inesauribile.